giovedì 21 giugno 2012

Le nostre interviste - PINO DI PIETRO



Quando e come è nato il tuo rapporto artistico e personale con la Corale Valla e Francesco Mocchi?

E’ nato allorché Luigi Fiore, il mio amico batterista che per molti anni ha collaborato con me ed Enrico Ruggeri, mi ha parlato di questo progetto gospel ventilando una collaborazione. Siccome sono sempre stato affascinato dal sound, dagli arrangiamenti, dalle meravigliose e magiche voci che creano questo fantastico paesaggio sonoro, non ho esitato neanche un secondo dinnanzi alla prospettiva di una collaborazione.
Ho conosciuto Francesco Mocchi e c’è stata subito una grande intesa professionale ed umana, che ovviamente poi è sfociata in amicizia!

Che legame hai con il mondo del Gospel? Vi è solo un'implicazione artistica, musicale, o anche spirituale?

Possiamo parlare, principalmente, di un’implicazione artistico- musicale. Per quanto riguarda la spiritualità, ho intrecciato con tale concetto un rapporto molto personale, frutto di una continua ricerca che abbraccia molte filosofie.
Però trovo che il messaggio del Gospel sia l’amore universale e questa è l’unica cosa che conta, quindi se posso contribuire a regalare amore, gioia, speranza e un infinità di altre emozioni positive con la musica... sono felicissimo.

Come valuti musicalmente il Gospel della Corale, che coniuga elementi tradizionali con sonorità più specifiche di altri generi come il funk?

Mi piace molto il progetto musicale anche perché Francesco è aperto all’idea di mescolare molte sonorità apparentemente lontane dal gospel, ottenendo un suono particolare e sicuramente singolare soprattutto per quanto riguarda il panorama gospel italiano. In più adoro moltissimo il funk.


Su alcuni siti internet sei considerato un esponente della "musica cristiana". Che importanza riveste e ha rivestito le fede nella tua vita artistica?

La fede, la spiritualità, la ricerca interiore sono alla base della mia ricerca artistica e della mia musica! Trovo che soltanto lavorando interiormente si possano raggiungere alti scopi con l’arte e non solo.
Ciò che ritengo di primaria importanza nella musica, sia raggiungere il cuore degli ascoltatori, creando speranza, gioia, divertimento, inducendo alla contemplazione della bellezza della natura e dell’universo, insomma... emozionare.
Io amo gli artisti che sanno emozionare e che anche con pochissime note sono capaci di aprirmi il cuore, sono convinto che chi riesce a fare questo sia oltre la matematica musicale o l’esecuzione portata all’estreme conseguenze, solo chi è veramente capace di provare un grande amore per la musica può trasmettere attraverso di essa le emozioni che poi rimangono impresse nella trama vibrazionale che la compone.

Pianista, tastierista, compositore, arrangiatore... qual'è il ruolo in cui la tua personalità artistica si esprime meglio?

Mi piace moltissimo comporre, adoro la sensazione che provo nel farlo e le fortissime emozioni che vivo.
Ultimamente ho composto la colonna sonora del film "Poker Generation", il che si è rilevato un lavoro veramente molto impegnativo, ma stimolante e capace di  farmi capire ancora di più che amo moltissimo quest’arte.


Adoro anche arrangiare, mi piace molto poter avere la possibilità di personalizzare un brano, una composizione.
Trovo veramente meraviglioso sapere che le persone apprezzano le mie composizioni, e tale sensazione, per quanto mi riguarda, è molto più appagante dell'idea di essere apprezzato solo come interprete.
Suonare dal vivo, poi, è bellissimo, soprattutto quando hai la possibilità di suonare con grandiosi musicisti da cui è possibile imparare molto.
Certamente il "live" ha quella peculiarità che tocca marginalmente altri frangenti dell'universo musicale, ovvero l’estemporaneità, l’improvvisazione, concetti che ti fanno sentire l’energia della musica che scorre senza limiti.

Come ti sei accostato al mondo della musica?

Mi sono avvicinato alla musica da bambino, a sei anni, con la chitarra classica. Studiavo chitarra e nel frattempo anche pianoforte, perché mia sorella lo studiava ed essendo uno strumento già presente in casa, è stato facile per me iniziare ad esplorarlo.

Quali sono quelle che consideri le tappe salienti della tua avventura musicale?

Penso che ogni esperienza che ho avuto mi abbia arricchito musicalmente e umanamente. Di certo dal punto di vista musicale le tappe più importanti le ho vissute allorché ho iniziato a collaborare con artisti famosi, in tour e in studio.
Mi sono ritrovato in contesti veramente stimolanti e ho dovuto imparare velocemente molte cose, è stato molto impegnativo ma ha sicuramente sviluppato in me grandi cambiamenti.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno dato la possibilità di collaborare e di imparare moltissimo non solo musicalmente.

Hai collaborato con Ron, Enrico Ruggeri, Andrea Mirò... che cosa hanno significato questi incontri, sia sul piano professionale sia sul versante umano?

La collaborazione con questi grandi artisti è stata determinante per la mia crescita professionale, e non solo. A livello professionale queste esperienze mi hanno arricchito moltissimo, più di quanto potessi immaginare, come tastierista- programmatore, come pianista, insomma come musicista a tutto tondo.
In più ho avuto la possibilità di conoscere grandi personalità dell musica con le quali collaboro tutt’ora.
Anche l’aspetto umano è stato pregno di significato e di stimoli, dal momento in cui ho imparato molto da ciascuna di queste persone nell'ambito di un ambiente estremamente amichevole oltre che formativo.
La mia esperienza più lunga è stata quella con Enrico Ruggeri, ho fatto parte della sua band per dieci anni.
Ho praticamente vissuto in viaggio per tutti questi anni, ho conosciuto moltissime persone, ho visto moltissimi luoghi è stata una esperienza umana fondamentale.

Esiste, per un musicista, un traguardo ultimo, un punto d'arrivo?

No! Nel momento in cui pensi di essere “arrivato”... sei finito!! Ma questo vale in tutte le discipline e in tutti gli ambiti della vita.
C’è solo un costante sguardo verso vette più alte (sempre se lo vuoi). Mi piacciono le persone umili che lavorano sodo e parlano poco.
Di solito dove ci sono troppe parole sotto sotto ci sono pochi fatti...


C'è qualcosa che ancora manca alla tua lunga carriera? Qualcosa di nuovo che vorresti sperimentare?

Un mio sogno era quello di poter scrivere una colonna sonora per un film, sono riuscito a realizzarlo.
E’ stata una grande esperienza, mi sono approcciato alla cosa con grande umiltà e, non lo nascondo, anche con timore, essendo stato il primo lavoro in questo mondo molto affascinante e stimolante.
Nel momento in cui fai un lavoro di questo tipo avverti anche il peso di una grande responsabilità, perché la musica ha una funzione estremamente importante  in ambito cinematografico, segna la personalità di un film e contribuisce più di quanto si possa pensare al risultato finale del progetto. Grandi ed eccelsi compositori si sono avvicinati a questo mondo regalando stupende pagine di musica cinematografica.
Sono molte le cose che vorrei ancora fare, comunque... ciò su cui sto sperimentando e implementando il mio impegno, in un'ottica di rinnovamento costante, è la composizione.

Come valuti la situazione della musica oggi, in Italia?

Hai una domanda di riserva? Hahah
Lasciamo perdere. Diciamo che la musica l’abbiamo quasi inventata noi, eppure siamo quelli che non la sanno valorizzare e rispettare.
Questo paese è intriso di arte e secondo me dovremmo valorizzare il nostro patrimonio artistico.
Non parliamo poi delle novità.. ti porto un esempio: ho, tra i vari progetti, una band con cui faccio un genere un po’ particolare.; abbiamo spedito materiale alle varie etichette in Italia, tutte ci hanno dato risposte negative ad una lavoro giudicato "lontano" dalle produzioni nostrane; lo stesso materiale è stato poi inviato a etichette americane ed inglesi... e abbiamo avuto un’ accoglienza fantastica. Dopo anni abbiamo iniziato ad avere fans in Italia che pensavano fossimo americani!!!
Siamo esterofili su tutti i fronti, ma per quanto riguarda la nostra musica siamo conservatori.
Ovviamente sto parlando del gusto e della tendenza della "massa", non parlo dei musicisti che sperimentano strade diverse.
Qui si continua ad ascoltare lo stesso tipo di musica. Molte grosse produzioni italiane fanno lo stesso genere musicale, presentano lo stesso "prodotto" da trent'anni, con miglioramenti e grande professionalità, ma è sempre e solo la stessa "roba"...
E poi trovo scandaloso che si continuino a produrre artisti che copiano spudoratamente altri artisti stranieri. Poche idee e completamente copiate.
Si è alla ricerca del successo immediato e veloce, ma le cose migliori si costruiscono lentamente, con devozione e pazienza, non si può gettare la spugna dopo pochissimo tempo, così non si arriverà da nessuna parte.

Il più grande insegnamento, la più grande lezione che la musica ti ha lasciato?

Ho iniziato a suonare perché, essendo molto timido, era ed è il mio miglior modo per comunicare. Ho imparato molto dalla musica, che mi ha fatto gioire, piangere, sognare, in poche parole mi ha fatto e mi fa sentire vivo.
In più ho avuto grazie ad essa la possibilità di conoscere molte persone, gli strumenti e le possibilità per vincere questa mia timidezza. La musica è stata la mia più grande maestra di vita...



Grazie

mp