Quando e come è nato
il tuo rapporto artistico e personale con la Corale Valla e Francesco
Mocchi?
E’ nato allorché Luigi
Fiore, il mio amico batterista che per molti anni ha collaborato con
me ed Enrico Ruggeri, mi ha parlato di questo progetto gospel
ventilando una collaborazione. Siccome sono sempre stato affascinato
dal sound, dagli arrangiamenti, dalle meravigliose e magiche voci che
creano questo fantastico paesaggio sonoro, non ho esitato neanche un
secondo dinnanzi alla prospettiva di una collaborazione.
Ho conosciuto Francesco
Mocchi e c’è stata subito una grande intesa professionale ed
umana, che ovviamente poi è sfociata in amicizia!
Che legame hai con il
mondo del Gospel? Vi è solo un'implicazione artistica, musicale, o
anche spirituale?
Possiamo parlare,
principalmente, di un’implicazione artistico- musicale. Per quanto
riguarda la spiritualità, ho intrecciato con tale concetto un
rapporto molto personale, frutto di una continua ricerca che
abbraccia molte filosofie.
Però trovo che il
messaggio del Gospel sia l’amore universale e questa è l’unica
cosa che conta, quindi se posso contribuire a regalare amore, gioia,
speranza e un infinità di altre emozioni positive con la musica...
sono felicissimo.
Come valuti
musicalmente il Gospel della Corale, che coniuga elementi
tradizionali con sonorità più specifiche di altri generi come il
funk?
Mi piace molto il
progetto musicale anche perché Francesco è aperto all’idea di
mescolare molte sonorità apparentemente lontane dal gospel,
ottenendo un suono particolare e sicuramente singolare soprattutto
per quanto riguarda il panorama gospel italiano. In più adoro
moltissimo il funk.
Su alcuni siti
internet sei considerato un esponente della "musica cristiana".
Che importanza riveste e ha rivestito le fede nella tua vita
artistica?
La fede, la spiritualità,
la ricerca interiore sono alla base della mia ricerca artistica e
della mia musica! Trovo che soltanto lavorando interiormente si
possano raggiungere alti scopi con l’arte e non solo.
Ciò che ritengo di
primaria importanza nella musica, sia raggiungere il cuore degli
ascoltatori, creando speranza, gioia, divertimento, inducendo alla
contemplazione della bellezza della natura e dell’universo,
insomma... emozionare.
Io amo gli artisti che
sanno emozionare e che anche con pochissime note sono capaci di
aprirmi il cuore, sono convinto che chi riesce a fare questo sia
oltre la matematica musicale o l’esecuzione portata all’estreme
conseguenze, solo chi è veramente capace di provare un grande amore
per la musica può trasmettere attraverso di essa le emozioni che poi
rimangono impresse nella trama vibrazionale che la compone.
Pianista, tastierista,
compositore, arrangiatore... qual'è il ruolo in cui la tua
personalità artistica si esprime meglio?
Mi piace moltissimo
comporre, adoro la sensazione che provo nel farlo e le fortissime
emozioni che vivo.
Ultimamente ho composto
la colonna sonora del film "Poker Generation", il che si è
rilevato un lavoro veramente molto impegnativo, ma stimolante e
capace di farmi capire ancora di più che amo moltissimo
quest’arte.
Adoro anche arrangiare,
mi piace molto poter avere la possibilità di personalizzare un
brano, una composizione.
Trovo veramente
meraviglioso sapere che le persone apprezzano le mie composizioni, e
tale sensazione, per quanto mi riguarda, è molto più appagante
dell'idea di essere apprezzato solo come interprete.
Suonare dal vivo, poi, è
bellissimo, soprattutto quando hai la possibilità di suonare con
grandiosi musicisti da cui è possibile imparare molto.
Certamente il "live"
ha quella peculiarità che tocca marginalmente altri frangenti
dell'universo musicale, ovvero l’estemporaneità,
l’improvvisazione, concetti che ti fanno sentire l’energia della
musica che scorre senza limiti.
Come ti sei accostato
al mondo della musica?
Mi sono avvicinato alla
musica da bambino, a sei anni, con la chitarra classica. Studiavo
chitarra e nel frattempo anche pianoforte, perché mia sorella lo
studiava ed essendo uno strumento già presente in casa, è stato
facile per me iniziare ad esplorarlo.
Quali sono quelle che
consideri le tappe salienti della tua avventura musicale?
Penso che ogni esperienza
che ho avuto mi abbia arricchito musicalmente e umanamente. Di certo
dal punto di vista musicale le tappe più importanti le ho vissute
allorché ho iniziato a collaborare con artisti famosi, in tour e in
studio.
Mi sono ritrovato in
contesti veramente stimolanti e ho dovuto imparare velocemente molte
cose, è stato molto impegnativo ma ha sicuramente sviluppato in me
grandi cambiamenti.
Ringrazio tutte le
persone che mi hanno dato la possibilità di collaborare e di
imparare moltissimo non solo musicalmente.
Hai collaborato con
Ron, Enrico Ruggeri, Andrea Mirò... che cosa hanno significato
questi incontri, sia sul piano professionale sia sul versante umano?
La collaborazione con
questi grandi artisti è stata determinante per la mia crescita
professionale, e non solo. A livello professionale queste esperienze
mi hanno arricchito moltissimo, più di quanto potessi immaginare,
come tastierista- programmatore, come pianista, insomma come
musicista a tutto tondo.
In più ho avuto la
possibilità di conoscere grandi personalità dell musica con le
quali collaboro tutt’ora.
Anche l’aspetto umano è
stato pregno di significato e di stimoli, dal momento in cui ho
imparato molto da ciascuna di queste persone nell'ambito di un
ambiente estremamente amichevole oltre che formativo.
La mia esperienza più
lunga è stata quella con Enrico Ruggeri, ho fatto parte della sua
band per dieci anni.
Ho praticamente vissuto
in viaggio per tutti questi anni, ho conosciuto moltissime persone,
ho visto moltissimi luoghi è stata una esperienza umana
fondamentale.
Esiste, per un
musicista, un traguardo ultimo, un punto d'arrivo?
No! Nel momento in cui
pensi di essere “arrivato”... sei finito!! Ma questo vale in
tutte le discipline e in tutti gli ambiti della vita.
C’è solo un costante
sguardo verso vette più alte (sempre se lo vuoi). Mi piacciono le
persone umili che lavorano sodo e parlano poco.
Di solito dove ci sono
troppe parole sotto sotto ci sono pochi fatti...
C'è qualcosa che
ancora manca alla tua lunga carriera? Qualcosa di nuovo che vorresti
sperimentare?
Un mio sogno era quello
di poter scrivere una colonna sonora per un film, sono riuscito a
realizzarlo.
E’ stata una grande
esperienza, mi sono approcciato alla cosa con grande umiltà e, non
lo nascondo, anche con timore, essendo stato il primo lavoro in
questo mondo molto affascinante e stimolante.
Nel momento in cui fai un
lavoro di questo tipo avverti anche il peso di una grande
responsabilità, perché la musica ha una funzione estremamente
importante in ambito cinematografico, segna la personalità di
un film e contribuisce più di quanto si possa pensare al risultato
finale del progetto. Grandi ed eccelsi compositori si sono avvicinati
a questo mondo regalando stupende pagine di musica cinematografica.
Sono molte le cose che
vorrei ancora fare, comunque... ciò su cui sto sperimentando e
implementando il mio impegno, in un'ottica di rinnovamento costante,
è la composizione.
Come valuti la
situazione della musica oggi, in Italia?
Hai una domanda di
riserva? Hahah
Lasciamo perdere. Diciamo
che la musica l’abbiamo quasi inventata noi, eppure siamo quelli
che non la sanno valorizzare e rispettare.
Questo paese è intriso
di arte e secondo me dovremmo valorizzare il nostro patrimonio
artistico.
Non parliamo poi delle
novità.. ti porto un esempio: ho, tra i vari progetti, una band con
cui faccio un genere un po’ particolare.; abbiamo spedito materiale
alle varie etichette in Italia, tutte ci hanno dato risposte negative
ad una lavoro giudicato "lontano" dalle produzioni
nostrane; lo stesso materiale è stato poi inviato a etichette
americane ed inglesi... e abbiamo avuto un’ accoglienza fantastica.
Dopo anni abbiamo iniziato ad avere fans in Italia che pensavano
fossimo americani!!!
Siamo esterofili su tutti
i fronti, ma per quanto riguarda la nostra musica siamo conservatori.
Ovviamente sto parlando
del gusto e della tendenza della "massa", non parlo dei
musicisti che sperimentano strade diverse.
Qui si continua ad
ascoltare lo stesso tipo di musica. Molte grosse produzioni italiane
fanno lo stesso genere musicale, presentano lo stesso "prodotto"
da trent'anni, con miglioramenti e grande professionalità, ma è
sempre e solo la stessa "roba"...
E poi trovo scandaloso
che si continuino a produrre artisti che copiano spudoratamente altri
artisti stranieri. Poche idee e completamente copiate.
Si è alla ricerca del
successo immediato e veloce, ma le cose migliori si costruiscono
lentamente, con devozione e pazienza, non si può gettare la spugna
dopo pochissimo tempo, così non si arriverà da nessuna parte.
Il più grande
insegnamento, la più grande lezione che la musica ti ha lasciato?
Ho iniziato a suonare
perché, essendo molto timido, era ed è il mio miglior modo per
comunicare. Ho imparato molto dalla musica, che mi ha fatto gioire,
piangere, sognare, in poche parole mi ha fatto e mi fa sentire vivo.
In più ho avuto grazie
ad essa la possibilità di conoscere molte persone, gli strumenti e
le possibilità per vincere questa mia timidezza. La musica è stata
la mia più grande maestra di vita...
Grazie
mp