martedì 28 giugno 2011

Le nostre interviste: STEFANIA MARTIN

Stefania Martin


Ricordo che una sera di questo inverno, dopo averla ammirata incedere lenta e sinuosa dal lato del palco,verso il microfono che per il resto della serata l'avrebbe vista indiscussa protagonista del teatro, le dissi: "sembri la Bellucci del canto...”. Al che lei rise schernita e sorniona. Beh, basta fare attenzione alla sua voce calda e virtuosa, alla sua sobria eleganza ed al suo fascio innato per condividere e sottoscrivere appieno un simile paragone.

Come nasce la collaborazione con la Corale Lorenzo Valla? 

Ho lavorato insieme ad Hernan Brando, Claudia D'Ulisse e Tony Guerrieri con la OMNIA SYMPHONY ORCHESTRA diretta dal Maestro Bruno Santori. Francesco Mocchi, direttore della Corale Lorenzo Valla, che aveva già come cantanti solisti tutti loro, ha pensato bene di riunire il magico quartetto dei vocalist chiamando anche la sottoscritta. 


E' la tua prima esperienza in ambito corale? 

No. La prima volta che ho cantato in una corale di musica antica avevo 18 anni. Era una corale di Monterotondo (Bs) e mi ci aveva portato mio fratello. Il Direttore mi diceva sempre che dovevo respirare “di diaframma” ed io piangevo perché non ne ero capace… Allora ero nei soprani. Poi ho cantato in un coro gospel per tanti anni. I “Jazz & Many” sono stati una scuola per me dal punto di vista umano perché ho visto e raccolto la gioia di cantare insieme per il gusto di farlo, per condivisione, per preghiera. Era davvero una bella squadra. Lì ho scoperto che anche a livello vocale il gospel era vicino al mio modo di cantare. Insomma un amore nato e mai finito.
 
I ragazzi del coro hanno la possibilità di trarre molto da voi professionisti... come valuti questa collaborazione, credi che anche i ragazzi possano trasmettere qualcosa a te, a voi? 

Assolutamente sì! E mi riallaccio alla risposta precedente. I rapporti umani, quelli sani e genuini sono linfa vitale per la voce! O almeno per me. Quando canto con i ragazzi della “Valla” mi piace girarmi spesso verso di loro a guardarli. Sono bellissimi. Ed è bellissimo incrociare i loro sorrisi e percepire la loro emozione sul palco. E questo succede ogni volta, sai? Personalmente mi sento parecchio unita a loro, anche prima e dopo i concerti si continua a rimanere in famiglia. Infatti sono tutti molto ospitali. E poi sono migliorati un sacco! Vabbè io sono anche di parte…ci canto, è ovvio che li adoro! 
Quindi, per rispondere alla tua domanda, ti dico che tutti loro mi trasmettono energia, quella che magari dopo tanti anni che si fa musica per professione, rischia di trasformarsi in consuetudine.

Qual'è il tuo rapporto col Gospel, la musica del Signore? E' un mondo che per te rappresenta solo una forma di espressione artistica, oppure attiene anche alla tua fede? 

Rispetto alla sua tradizione che appartiene alla comunitą afroamericana e alle sue radici, noi occidentali credo che stiamo cambiando e personalizzando il modo di fare Gospel. In quest'ultimo mi ci ritrovo. 

In che modo credi che noi occidentali stiamo cambiando e personalizzando il linguaggio del gospel? In che cosa ci differenziamo rispetto alla tradizione afroamericana? 

In una società consumistica e del benessere come quella in cui viviamo oggi, cantare testi che sono stati ispirati da condizioni di profondo disagio sociale, sofferenza ed emarginazione significa farlo con sentimenti molto diversi, probabilmente privilegiando l’aspetto musicale rispetto all’aspetto testuale. Noi personalizziamo il linguaggio del gospel ispirandoci a nuove tematiche, oppure cercando di immedesimarci a nostro modo in situazioni vissute e raccontate dal popolo afroamericano. E’ comunque solo il mio punto di vista. 

Bisogna credere, in Dio o in qualunque cosa, per esprimersi appieno in questa tradizione, in questo linguaggio artistico? (domandone filosofico... :-) ) 

Non penso sia fondamentale. Però aiuta. 

Il canto, che sia una forma di "preghiera" o meno, si appoggia costantemente sull'emozione, sull' esigenza e lo scopo di trasmettere un'emozione. Quanto c'è di emotivo, di istintivo, di "pancia" nel tuo modo di cantare, e quanto c'è invece di regola, di tecnica? 

Solo ed esclusivamente emotività. Ho acquisito la tecnica vocale per compensare la mia insicurezza caratteriale. Attraverso la tecnica ho trovato il coraggio di espormi a livello emotivo. 

Quanto, e in che proporzione, contano i due aspetti nella formazione di un cantante? 
La tecnica vocale intesa come controllo del proprio strumento e non esibizione di virtuosismi, penso che sia fondamentale per una buona espressione artistica. 

Una volta che, da parte di un cantante, la tecnica è acquisita... si può dire concluso il percorso "scolastico" di un'artista, a favore magari degli aspetti legati all'interpretazione, all'emotività etc... Oppure la tecnica, la teoria, la pratica vocale vanno curate e implementate quotidianamente?


Non è facile per me rispondere a questa domanda. Penso che la tecnica vocale non sia un fine ma un mezzo per riuscire a trasmettere la propria emotività in un modo efficace e senza farsi del male. Si può cantare senza emotività e solo con la tecnica oppure senza tecnica e lasciando spazio libero all’interpretazione, tanto è vero che tutto questo lo troviamo e sentiamo quotidianamente. Ti posso dire cosa faccio io. Io ho studiato tanto la tecnica vocale perché sapevo in che modo volevo esprimermi. Ciò non significa che io abbia finito la mia ricerca. L’amore per la voce e per la musica mi porta a continue scoperte, che mi fanno pensare che non ci sia limite all’arricchimento del proprio bagaglio culturale musicale, nonostante io pensi di avere stretto un ottimo rapporto con la mia emotività. 
Credo che ognuno di noi cantanti si ponga un obiettivo a livello vocale, anche inconsapevolmente. Cercando il proprio linguaggio a un certo punto la ricerca della tecnica si ferma, come una persona che pensa di aver mangiato a sufficienza. Penso che sia invece molto più difficile la conoscenza della propria emotività e l'avvcinamento ad essa, ma qui si entra in un campo che non mi compete. Inspira espira inspira espira. 

Si può essere bravi cantanti, ma mediocri "strumentisti", mediocri "tecnici" della voce? 

Si certo. Adoro le voci sporche, fumose, ovattate, roche, ingolate, nasali, monocordi, sbagliate, purchè intonate. Le stonature mi fanno venire l’orticaria, anche quando le faccio io!! :D 

Quali sono o quali sono stati i tuoi modelli di riferimento? In quale tradizione affonda 
le radici la tua dimensione artistica? 

Ammetto di avere un amore sconsiderato per il blues e per il rhythm and blues. Ho sempre amato le belle voci, da Stevie Wonder a Mariah Carey, da Aretha Franklin a Frank Sinatra, e tanti altri. Ho dato la priorità alla bellezza dello strumento vocale e alle melodie che più mi piacevano all'ascolto. Da una decina di anni però la mia attenzione si è spostata più ai contenuti delle canzoni, all'espressivitą di chi canta che cosa, e allo studio di ciò che il mio orecchio ha sempre trascurato, scoprendo così anche nuovi aspetti della mia voce che prima non conoscevo. Perchè...di studiare non si finisce mai... 

La tua biografia è ricchissima di esperienze e importanti collaborazioni, di incontri e occasioni di sperimentazione. Qual'è l'esperienza che ha significato di più sul piano artistico, e qual'è quella che invece ha rappresentato di più dal punto di vista umano? (Ammesso che le due non coincidano) 

Non posso non dire che per me, professione cantante, conoscere e cantare per Mina non possa essere stato l'evento più importante. Sono riuscita anche a rispondere a una sua domanda con due monosillabi... Mentre la guardavo mi scorreva davanti agli occhi la sua biografia.. e sentirla canticchiare ad un metro da me è stato semplicemente indimenticabile. Sono tante le esperienze musicali che mi piacerebbe raccontare. Quando ho fatto la tournée con Renato Zero ho pensato che stavo realizzando il sogno della mia vita e non mi sembrava vero, ma il tour si chiamava "Il sogno continua"... :). 
Per parlare delle mie esperienze e di quello che mi hanno dato avrei bisogno di tanto spazio tempo e spazio. Attenzione, non perchè siano tante, ma perchè avrei tanto da raccontare. 
In realtà ogni volta che canto arricchisco il mio bagaglio. Quando canto con gli amici e mi sento in famiglia, quando con una band c'è il feeling, quando devo stare attenta a non sbagliare una nota, quando registro in studio, quando canto all'asilo di mio figlio con gli altri bambini (<3). L'importante è cantare, perchè è come dipingere, scrivere, costruire. E' come parlare, ma con qualche fiocchetto in più! L'ultimo lavoro che ho fatto sono state due puntate di Zelig


Non mi divertivo così da parecchio tempo, ma non pensiate che dietro non ci sia tanto lavoro, anche solo per fare bene i cori. A proposito di famiglia, che con la Corale Valla mi ci sento, in famiglia, l'ho detto?? 

Riguardo alla tua esperienza con Mina e Renato Zero, come sono questi immensi personaggi sul piano umano? 

Mina è stata molto carina con me. Se pensi che non ha mai nemmeno incontrato molti dei grandi artisti con cui ha duettato, perché ha registrato a casa sua e ha poi spedito la track, è stato un privilegio cantare in studio con lei al mixer. Era divertita mentre ci registrava, o almeno mi sembrava. L’ho sentita canticchiare ad un metro da me mentre ci spiegava che voce voleva che registrassimo, e nell’immediato mi si sono alzati i peli delle braccia. L’ho trovata semplice, per quanto possa essere semplice MINA…. Renato Zero è immenso. Lui si ama e questo traspare. E ama la bellezza, è un esteta allo stato puro. Ricordo che mi chiese se mi truccavo da sola e se truccavo io anche le altre coriste, perché gli piaceva il mio modo di truccarmi. E poi mi fece vedere la sua super valigia trucchi con le lampadine intorno che gli avevano regalato a Milano e di cui andava fiero. Così come va fiero del fatto di occuparsi da solo del suo “Trucco e Parrucco”! E poi ci chiamava “amore”. …Impagabile. 

Ti è mai capitato di esserti fatta o di avere avuto un'opinione preventiva, su un grande artista con cui hai collaborato, ma che poi è stata smentita, tanto nel bene quanto nel male, allorchè poi siete venuti a una conoscenza diretta? (Della serie: "ma guarda che stronzo questo...non credevo" oppure " tò, sembrava così antipatico/a...e invece...") 

No. Gli stronzi sono rimasti stronzi e i simpatici simpatici. Però avevo un grosso puinto di domanda sulla signora Mazzini, proprio perché non si vede e sente da tempo in tv. Ero curiosa. E sono rimasta molto positivamente colpita. Mi sono scordata di chiederle se voleva adottarmi… 

Riveste anche una certa importanza, nella tua quotidianitą professionale, l'insegnamento. Cosa fa, di un insegnante, una brava insegnante? 

Insegnare canto mi piace. Ricordo che quando chiesi alla mia insegnante di canto se fossi in grado di insegnare anch'io lei mi rispose che nessuno nasce maestro, e decise di farmi crescere in questo senso. Devo a lei, Giulia Fasolino, i miei allievi e tante delle mie collaborazioni musicali. Non voglio avere la presunzione di dire come deve essere un bravo insegnante... Ogni volta che un insegnante di canto apre bocca si apre una guerra tra colleghi. Ho studiato e continuo a farlo, adoro i miei allievi, con cui cerco di instaurare un rapporto di amicizia sempre, e auguro loro di andarsene quanto prima, pronti per prendere il volo, e tanti lo fanno. Questo mi basta. 

Com'è cambiato negli anni il rapporto dei giovanissimi con la musica e con l'apprendimento musicale? 

Quello che sento è che c'è più talento ma meno cultura. La bravura di un'artista sta nel trasformare il proprio bagaglio culturale in uno stile personale. Se si ha poco da cui attingere si farà molta più fatica a trovare un linguaggio. Vedo una bella rinascita del jazz negli ultimi anni, ed è un segno di speranza. Ovviamente sto parlando di chi si approccia allo studio della musica e dello strumento e non di chi la musica l'ascolta. 

Quanto incide il "modello reality" (X factor, Amici...) sulla percezione che si ha della musica, o meglio, della professione musica? Da professionista pluriennale quale sei, credi che l'idea di un successo facile veicolata da certi programmi danneggi chi, come te, si è costruito una carriera giorno per giorno, sacrificio dopo sacrificio? 

Anche quello è un segno. La musica è entrata in crisi da tempo. La televisione no. 
Ecco perché credo si cerchi di sfruttare il programma televisivo per vendere un po' di musica. Ma ricordiamoci che la tv fa spettacolo, e vince il personaggio. Se questa è l'ambizione di una persona è giusto che ci provi, ma senza illusioni. 
Io faccio esattamente quello che mi piace. 
Ho fatto sacrifici, si, ma l'ho voluto io. Chi canta per la semplice gioia di cantare, avrà la strada che si delinea davanti ai piedi da sola. L'unico suggerimento che vorrei dare ai giovani è quello di farsi sempre consigliare da qualcuno con esperienza, la fregatura è dietro l'angolo... 

Tuo figlio ti dice che il suo più grande sogno è quello di essere un cantante. Qual'è il primo consiglio che gli dai, e qual'è il primo "avvertimento" ? 

Mio figlio farà il notaio. ^_^ Scherzi a parte, io disilludo tutti. E' difficilissimo vivere di sola musica, per cui consiglierei a mio figlio di ascoltare tanta vecchia e buona musica, di studiare tecnica vocale e di imparare a suonare uno strumento. E poi di provare a fare esperienze musicali di vario genere, per capire in cosa riesce meglio e cosa gli piace di più. E poi lo costringerei a studiare per essere pronto a fare altro nella vita, proprio perché, come ho detto prima, è difficilissimo vivere solo di musica. 

Qual'è la tua idea di realizzazione artistica? Ti senti una persona realizzata? 
Quando avevo 15 anni cantavo le canzoni di Ramazzotti con gli occhi chiusi immaginando di fargli da corista nei concerti dal vivo e pensavo: "nella vita vorrei fare la corista con i cantanti famosi"

Secondo te mi sento realizzata? :D


Matteo Picco

1 commento:

Anonimo ha detto...

What words..